Marsannay è la Borgogna che non urla. Quella che non ha i riflettori puntati. Eppure è quella che sa parlare. Per chi è un cinefilo Marsannay ricorda la celebre frase di American Gangster " Il più chiassoso della stanza è il più debole della stanza", ricordando che chi è sottotono non è detto che non arriverà presto alla ribalta. E così sarà per Marsannay. Che non ha Premier o Grand Cru, più per scelte personali e burocratiche dei vigneron che per questioni reali. Ed è qui che sta il bello. Il pregio è tutto nelle vigne senza classificazione, i c.d. lieu-dit. Ed è qui, nell'inizio della Cote d'Or che ci sono le vigne di Sylvain Pataille dalle quali produce il suo Bourgogne Rouge. Pinot nero in purezza la cui fermentazione avviene a grappolo intero e a contatto sulle bucce per tre settimane. Poi un affinamento in barrique esauste per circa due anni. Che ne viene fuori? Un capolavoro. Non chiamatelo vino d'entrata. Questo vino vi porterà fino alla fine.
Il Bourgogne Rouge di Sylvain Pataille è uno scarico rosso rubino. Ha dei riflessi vivacissimi. E quella stessa vivacità la traspone nell'olfatto, dove tutto è un vezzeggiativo. Fruttini rossi, fiorellini blu e viola. E poi spezie, pepe nero e agrifoglio. L'attacco al palato è diretto, come l'approccio di questo piccolo vigneron al Mondo e soprattutto ai suoi vini, e il finale, con la sua verticalità e il suo dinamismo, invita solo a vivere le vita.