Il Rosé de saignée di Emmanuel Brochet è frutto di sole uve pinot meunier, le cui viti sono situate nel lieu dit La motelle, un vigneto piantato nel 1965 vicino al villaggio villers aux noeuds situato nella Montagne de Reims. L'etichetta è una meraviglia. L'illustrazione, infatti, richiama un grappolo di uva, ma in realtà sono gocce di vernice cadute su una tela e che paiono richiamare il "sangue". Un rimando voluto per richiamare la tecnica con la quale è prodotto questo champagne, cosiddetta "saignèe", ovverosia la tecnica del sanguinamento che consiste nel far macerare brevemente (nel caso di Brochet 24 ore) il mosto con le buccia dell'uva. In questo modo i pigmenti naturali contenuti nella buccia coloreranno quello che sarà poi il vino, oltre che arricchirlo di componenti aromatiche. Dopo questa macerazione, il tino viene, appunto, "dissanguato" e continua la normale vinificazione in bianco, senza bucce per 11 mesi sui lieviti indigeni in legno. Ovviamente non filtrato. In tutto 3400 bottiglie.
Cosa sia questo rosè nella sua reale descrizione non è possibile a parole. Il brio è una sensazione che viene concessa a pochi champagne, quando si accompagna alla finezza e all'eleganza. E questo rosé rappresenta uno degli esempi più unici che rari. Spensierato e complesso alla pari. I suoi odori sono una treccia multiforme e multicolore. Tanto sottile è la sua nota minerale tanto spessa quella fruttata. Si colora di note gessose, poi di frutti rossi, poi di pasticceria. E non perde mai, neppure per un istante, tutta la sua fierezza estetica. Di quel candore che si colora di un rosa cerasuolo luminosissimo, tra bollicine che non smettono mai di abbellire il calice. E' un piacere solo a guardarlo. Piacere che diventa, poi, estasi al palato. Entra in un sorso non aggressivo, ma dribbla verso acidità ben ponderate, a dimostrazione della maestria di Brochet, che sa ben contemperare anche le notevoli acidità che potrebbe conferire un pinot meunier in purezza. Ma si sa lui è un maestro. Anzi lui è il maestro. La retronasale svela sentori complessi di nocciola, di mandorla e ritorna poi alla frutta rossa. Un sorso di notevole persistenza, ma non si fa in tempo ad attendere la fine della sua lunghezza gustativa, perché la voglia di bere un altro sorso è molto più imminente. Un capolavoro di immane bellezza. Vino, monumento