Il Domaine des Rouges Queues gestisce, in biodinamica, cinque ettari di vigna, dislocati nell'intero territorio di Maranges, tra cui, appunto, una parte del "La Fussière" (insieme ad altri 6 produttori). E la gestione è maniacale, il terreno, prevalentemente argilloso, viene ancorato lavorato a cavallo. Esposizione piena a sud, con vigne allevate dai 200 fino ai 600 m s.l.m. Le fermentazioni, ovviamente spontanee, avvengono, come tradizione borgognona vuole, in grappoli interi ed in tini di legno. Pochi i travasi, e poi affinamento in barrique mai nuove. Nessuna chiarifica né filtrazione.
Odori sopiti, ma non sbiaditi nella mia memoria: cestini di fragole, ortica, genziana e china. Non così intensi, non così complessi, eppure c'era qualcosa di profondo, per noi, che ci ha fatto stare bene. Macchia mediterranea, ma ben vero che ci può stare: per quanto di Borgogna si parli, qui siamo sempre nel suo profondo sud. Ritrovare ampiezza e finezza in un sorso. Essere esili non significa essere deboli: un sorso fiero, che non vola via, tra scampoli di seta che si intrecciano al palato. Tannini presenti, che lasciano spazio ad acidità non verticali, ma, in ogni caso di soddisfacente freschezza. Volete sapere perché ci è piaciuto? Perché è finalmente una Borgogna accessibile!