Qui la bollicina che si ritrova al calice è l'esperienza del vignaiolo in vigna e in cantina, niente di più, niente di meno, ma tutto. Tutta la dedizione agli aspetti fondamentali di una produzione come quella plurigenerazionale di Charlot Père et Fils, sentita, cercata e ricercata, legata alle tradizioni ma anche con lo sguardo teso, e ben concentrato al futuro, un futuro che oramai è presente e che poco più di una decina di anni fa ha visto l'azienda trasformarsi all'interno di una filosofia produttiva volta al rispetto per la natura e ai suoi processi, secondo un regime biodinamico.
Parliamo di uno Champagne dal carattere misto tra Pinot Meunier e Chardonnay, parliamo di viti che guardano a sud, e affondano profonde radici nei ricchi terreni di una delle regioni vitivinicole più affascinanti al mondo. L'uva viene raccolta a mano e portata in cantina dove subisce una pressatura ed inizia la prima fermentazione con lieviti indigeni in vasche di acciaio inox; riposa in barrique usate per diversi mesi e poi si fa l'assemblaggio e si aggiungono lieviti e zuccheri biologici per la seconda fermentazione in bottiglia. La sboccatura avviene dopo 36 mesi.
Il vino si presenta al calice, brillante, giallo dorato, con un perlage fine e persistente. Al naso si percepiscono sentori croccanti di fiori e di frutta, ma anche di crosta di pane e leggere note di pasticceria. In bocca il sorso è avvolgente, ben strutturato, ma allo stesso tempo fluido e verticale, con questa acidità che pulisce e non stanca e questa persistenza che riporta le percezioni gusto-olfattive anche in retronasale.